Qualche osservazione sugli effetti sociali della pandemia
Il
vaccino che a noi del nord del mondo viene imposto come lasciapassare
viene però negato a chi non ha i soldi per pagarselo, nel sud del
mondo.
Le
grandi compagnie farmacologiche, sostenute dal ceto politico
occidentale incrementano i loro profitti grazie all'«appropriazione
per spossessamento» (direbbe David Havey) di un bene comune che è
stato finanziato dagli stati, prodotto da lavoratori salariati
(precari) della ricerca (pubblica), e sottratto abusivamente dalle
agenzie finanziarie che possiedono le azioni di Big Pharma.
All'inizio
del flagello l'ottusità pubblicitaria ci raccontava: ne usciremo
migliori. E' vero il contrario: isteria generalizzata, razzismo
galoppante, violenza predona delle grandi corporazioni,
diseguaglianza crescente. L'avidità di Big Pharma non ha permesso
la produzione locale dei vaccini e qualcuno dice che il risultato è
Omicron.
E'
stato definito Long Covid la prolungata persistenza di sintomi di
vario genere dopo il contagio e la guarigione. Ci vien detto che il
sintomo principale è una spossatezza costante, una perdita di
energia e anche una certa confusione mentale. In effetti spossatezza
e confusione mentale sembrano dominare l'attuale scenario sociale.
Il caos (economico, geopolitico e psichico) che il virus ha indotto
sembra perdurare, anzi accentuarsi, al di là degli effetti positivi
della vaccinazione di massa.
Mentre
viene imposta totale obbedienza agli ordini del complesso
industrial-sanitario, i governi utilizzano lo stato di emergenza come
perfetto requisito per una furiosa imposizione di politiche di
privatizzazione e precarizzazione. Per questo l'emergenza deve
durare a lungo, e i media devono continuare in eterno la campagna di
panico che da quasi due anni inonda la nostra malridotta
collettività. Quotidianamente ci vengono somministrate ore intere di
immagini televisive che hanno solo la funzione di terrorizzare:
camici verdi, mascherine, tute protettive, ambulanze che corrono,
tamponi, fiale, fialette, siringhe, iniezioni ...
Il
risultato di questa offensiva che mobilita l'intero sistema dei
media è visibile: il corpo sociale è rattrappito in una crisi di
ipocondria interminabile, quasi avesse paura di rinunciare alla
paura. Questa paralisi dell'immaginazione e questo rattrappimento
non sono un effetto del virus, ma la conseguenza della prolungata
impotenza della società che non riesce a fermare l'impoverimento,
la devastazione dell'ambiente fisico e mentale: la rabbia impotente
è condizione altamente patogena.
Non
vorrei che si pensasse che sono un no vax. Dio me ne scampi e liberi,
non sopporto l'idea di essere privato di quel poco di libertà che
mi è rimasta, quella di andare al bar o in libreria, di passeggiare,
di incontrare un amico, e, fra un po' forse anche quella di uscire
di casa.
No,
non sono no vax, anzi, per essere chiari, penso che il vaccino sia
indispensabile per ridurre il pericolo virale.
Ciononostante,
faccio tesoro di ciò che dice l'Organizzazione Mondiale della
Sanità quando dichiara che invece di super-vaccinare il mondo ricco
sarebbe opportuno vaccinare il sud del mondo per evitare che il virus
circoli variando a suo piacimento, come è successo con Omicron (che
guarda caso ci è arrivato proprio da lì). Ma chi se ne frega
dell'Organizzazione Mondiale della Sanità: Pfizer e Moderna
vogliono vendere a chi i soldi li ha, e che il virus continui pure a
circolare tra quelli che soldi non ne hanno. Se poi il virus ritorna
mutato, tanto meglio: per loro la cuccagna non finirà mai.
Pur
non essendo no vax, mi permetto di sospettare che due anni di
campagna mediatica di continuo panico, pur avendo salvato milioni di
persone, ammazzeranno un bel numero di giovani nei prossimi anni. In
tutto il mondo le cronache ci parlano di un aumento impressionante di
suicidi, omicidi, stupri, violenze, furti, morti sul lavoro, episodi
sempre più frequenti di bullismo ... e gli effetti psicosociali sul
lungo periodo possono rivelarsi più gravi degli effetti immediati
della pandemia.
Ma a
Big Pharma importa che i profitti crescano, e ancor meno gliene
importa se la prolungata campagna di terrore e distanziamento agisce
come una sorta di bomba a tempo nella psiche collettiva. Abbiamo così
creato le condizioni per una disastro psichico i cui effetti si
dispiegheranno nel tempo colpendo i giovanissimi che stanno
affacciandosi alla vita sociale e affettiva come in un incubo.