Per OMS e UNICEF 2,5 miliardi di persone H necessitano di strumenti tecnologici.
Parlo per esperienza personale:
la tecnologia aiuta una persona con disabilità ad avere
maggiore autonomia in ogni campo
della vita quotidiana e lavorativa e
nella comunicazione con gli altri,
quindi la socializzazione.
A questo proposito OMS e UNICEF
congiuntamente hanno stilato il
Global Report on Assistive
Technology dove si afferma che 2,5
miliardi di individui nel mondo, giovani ed anziani, hanno necessità di
prodotti tecnologici o strumenti che
semplificano l'assistenza o il superamento della propria disabilità, tipo:
arti meccanici, apparecchi acustici,
telemedicina e applicazioni che facilitano la comunicazione o
l'apprendimento; però un
miliardo di persone non ha
accesso a queste tecnologie,
specialmente nei Paesi a
basso e medio reddito, dove
le possiede solo il 3%, mentre in quelli ricchi la percentuale è del 90%; quindi c'è un
grande divario che andrebbe
appianato. Inoltre visto l'invecchiamento della popolazione
mondiale e di conseguenza l'aumento delle malattie croniche, entro il
2050 i soggetti che ne avranno bisogno saranno 3,5 miliardi.
La relazione in esame dedica un
ampio spazio al tema dell'infanzia
dicendo che per quanto riguarda i
bambini con disabilità, stimati
dall'UNICEF in circa 240 milioni,
usare le tecnologie assistenziali è il
primo passo verso lo sviluppo psicocognitivo poiché migliora e facilita l'istruzione, la partecipazione allo
sport e alla vita civile, la preparazione all'occupazione. I bambini disabili devono affrontare ulteriori sfide
perché, crescendo, i prodotti di cui
usufruiscono richiedono frequenti
aggiustamenti o sostituzioni. Negare
ai bambini il diritto ad avere questi
prodotti per loro vitali non solo li danneggia individualmente, ma priva
anche le famiglie e le comunità di
tutto ciò cui potrebbero contribuire
se le loro necessità fossero soddisfatte. Senza accesso alle tecnologie assistenziali i bambini con bisogni particolari continueranno a perdere l'istruzione, continueranno ad
essere a maggior rischio di lavoro
minorile (nel terzo mondo) e continueranno ad essere soggetti a stigma
e discriminazione, che mineranno la
fiducia in sé stessi e il loro benessere.
Il suddetto documento afferma che le
tecnologie assistenziali cambiano la
vita dei disabili, consentendo l'occupazione di chi è in grado di lavorare,
l'interazione sociale, migliorando la
vita indipendente e dignitosa degli
anziani. Per questi motivi negare l'accesso a questi strumenti non è solo
una violazione dei diritti umani ma
anche una mancanza di visione economica; i governi, l'industria, i donatori e la società civile devono agire
per dare priorità all'accesso alle tecnologie per poter dare a tutti l'opportunità di raggiungere il loro potenziale. Oltre a ciò queste strumentazioni
di sostegno sono un mezzo per partecipare alla vita comunitaria su un
piano di parità; infatti senza di esse si
soffre l'esclusione, si è a rischio isolamento, si vive in povertà e malnutriti
perciò si è costretti a fare più affidamento sul supporto delle famiglie,
delle comunità e dei governi; viceversa se si è in grado di mantenersi da
soli si è un costo in meno. A riguardo
di tali argomentazioni lo studio ha rilevato che l'impatto positivo dei prodotti di assistenza va oltre il miglioramento della salute, del benessere,
della partecipazione e dell'inclusione
dei singoli utenti poiché anche le
famiglie e le società ne beneficiano.
In più si legge che se le tecnologie
assistenziali sono a prezzi accessibili, sicure e di qualità riducono i costi
per la salute e il benessere, come
ricoveri ricorrenti o benefici finanziari
statali, promuovendo al contempo
una forza lavoro più produttiva stimolando indirettamente la crescita economica.
Sarebbe un sogno se i prodotti in
discussione avessero un prezzo
equo, ma la cruda realtà è che spesso sono molto costosi; questo è il
principale ostacolo al loro godimento.
A tal proposito i dati raccolti dimostrano che due terzi delle persone li
hanno pagati di tasca propria o hanno
ricevuto un aiuto finanziario dalla loro
famiglia e dai loro amici.
Non basta solo acquistarli per goderne i benefici ma anche sapere come
fruirne. Nel rapporto di cui si sta dibattendo è citato un sondaggio effettuato
in 70 Stati dove si sono riscontrate
gravi carenze nella fornitura di servizi
e personale addestrato in tecnologie
assistenziali, particolarmente nei settori: cognitivo, della comunicazione e
della cura di sé. Inoltre, indagini anteriori condotte dall'OMS avevano
evidenziato una mancanza di
consapevolezza e prezzi inaccessibili, nonché la mancanza
di servizi, qualità, varietà e
quantità adeguata di questo tipo
di tecnologie.
Per risolvere le suddette problematiche affinché tutte le persone con disabilità siano integrate
nel progresso delle società, a
conclusione del rapporto, le due
Agenzie ONU hanno suggerito le
seguenti misure concrete:
" migliorare l'accesso all'interno dei
sistemi educativi, sanitari e di assistenza sociale;
" garantire la disponibilità, la sicurezza, l'efficienza e l'accessibilità dei prodotti di supporto;
" espandere, diversificare e migliorare
la capacità del personale che si occupa di queste tecnologie;
" coinvolgere attivamente gli utenti e
le loro famiglie;
" sensibilizzare l'opinione pubblica e
combattere lo stigma verso le persone con disabilità che utilizzano questo
tipo di tecnologie;
" investire in politiche basate sull'evidenza;
" investire in ricerca ed innovazione;
" sviluppare e investire in ambienti
abilitanti;
" includere la tecnologia assistenziale
nelle risposte umanitarie;
" fornire assistenza tecnica ed economica attraverso la cooperazione internazionale che sostiene gli sforzi
nazionali
Valeria Sirigu