dell'applicazione, dei controlli e dell'effettività. Semplicità sostenuta dall'OIL,
soprattutto guardando ai paesi in via di
sviluppo. Ma è la stessa organizzazione
che riconosce che i sistemi semplici con
un unico salario minimo non consentono
di tenere in considerazione le singole
specificità territoriali e i diversi settori.
L'argomento della semplicità del salario
minimo legale rischia pertanto di scontrarsi con la complessità dei moderni
mercati del lavoro.
Il salario minimo legale parrebbe quindi
non garantire maggiore effettività rispetto
al salario minimo contrattuale.
Sull'onda del dibattito in corso, può essere utile osservare quale impatto abbia
avuto per la Spagna l'incremento del
22% del salario minimo decretato nel
2019, grazie allo studio pubblicato dal
Banco de España nel giugno del 2021
(Los efectos del Salario Mínimo
Interprofesional en el empleo: nueva evidencia para España):l'effetto sul lavoro
sarebbe stato, alla fine del 2019, quello di
una perdita di occupazione di lavoro
dipendente. Nello specifico la probabilità
di continuare a lavorare a tempo pieno si
è vista ridotta e ha avuto conseguenze
differenti in funzione delle diverse fasce
d'età. In conclusione, non può negarsi
che l'innalzamento del salario minimo in
Spagna abbia avuto, complessivamente, un impatto negativo sul lavoro.
Appare evidente quindi che la questione
della garanzia di una retribuzione minima
adeguata si gioca sul confronto tra salario minimo legale e contrattuale. I bassi
salari non scompariranno se non si agisce sulle cause del lavoro povero:
il problema non è la contrattazione collettiva ma come questa viene applicata nei
diversi contesti aziendali e geografici; il
problema dovrebbe essere ricercato nell'alta diffusione del lavoro irregolare (che
lascia i lavoratori privi di ogni tutela) e
nella discontinuità e frammentarietà dei
rapporti di lavoro; il problema è collegato all'esistenza di rapporti di lavoro che
sono esclusi dall' applicazione della contrattazione
collettiva (es. tirocinanti e
collaboratori autonomi) o
sono coperti solo in parte
(es. lavoratori part-time
involontari).
Per questo la strada,
anche per le categorie di
lavoratori più fragili (giovani, donne e stranieri), è quella di una rappresentanza che sappia allargare i suoi
spazi ed esercitare il suo ruolo anche
verso quelle forme di lavoro che sfuggono, tramite l'estensione della contrattazione collettiva (trattandosi di uno strumento
importante ai fini della determinazione dei
salari). Considerando che in Italia la
copertura contrattuale è ancora alta, va
ricordato che la contrattazione collettiva è
molto di più della semplice fissazione di
un salario. È un processo sociale di
costruzione, di crescita del lavoro e delle
professionalità.
Con questa direttiva l'Unione Europea
non ci ha voluto parlare solo di salario
minimo legale, ci ha voluto mandare un
chiaro messaggio politico: ricordarci il
ruolo centrale che possono avere le relazioni industriali all'interno delle sfide complesse che siamo oggi chiamati ad affrontare.
Invita le parti sociali a risvegliarsi, a credere nella concertazione, a porsi a tutela
del pluralismo e della rappresentanza, ad
aprirsi a qualsiasi livello. E' un chiaro
monito a concentrarsi su competenze e
professionalità senza limitarsi a parlare
solo di orario di lavoro e a ripensare al
valore del lavoro inteso non solo in termini quantificabili ma su valori qualitativi.
Marta Torrente