Un primo monitoraggio sulle opere finanziate dal PNRR e Fondo di Sviluppo e Coesione
In questo mensile abbiamo già avuto
modo di parlare del Piano Nazionale
di Ripresa e Resilienza. Lo abbiamo
paragonato a un treno da non perdere,
considerato che impegnerà finanziariamente le prossime generazioni e vincolerà tutte le prossime decisioni di spesa
pubblica. Perché ciò avvenga occorre
onorare gli impegni presi con trasparenza, attraverso un'informazione accessibile e un monitoraggio civico costante evitando che "poche mani, non sorvegliate
da nessun controllo, possano tessere la
tela della vita collettiva".
In premessa occorre ricordare che la
Sardegna parte da un forte ritardo infrastrutturale. La nostra regione occupa il
234simo posto su 268 regioni europee
(e tra le ultime in Italia) nell'indice di competitività regionale e il 203esimo come
livello di innovazione e delle infrastrutture. Secondo il rapporto ministeriale su
"Le infrastrutture strategiche e prioritarie"
la quota regionale delle infrastrutture
programmate e localizzate nell'Isola si
ferma al 2% rispetto all'investimento
complessivo nazionale, a fronte del 3%
popolazione residente e dell'8% per
superficie territoriale. Si conferma un
atteggiamento matrigno dello Stato centrale per quanto riguarda gli investimenti
nell'Isola.
Ad oggi il quadro degli interventi finanziati risulta ancora in progress, come
riportato dalla tabella del PNRR scaricabile dal sito della RAS, con numerosi dati
in fase di acquisizione. E' però possibile
scattare una prima fotografia dei capitoli
più importanti di spesa mettendo insieme quanto finanziato dal Fondo di
Sviluppo e Coesione e dalla tabella di cui
sopra per fare delle prime considerazioni.
Come ben sintetizzato su Sardiniapost,
sul PNRR la Sardegna ha ottenuto oltre
1,5 miliardi a valere sulle 6 missioni.
Sulla missione 1 (M1) le risorse assegnate ammontano a 62 milioni dal fondo
complementare, tutti destinati a 4 tratte
delle ferrovie turistiche (trenino verde).
Sulla M2 rivoluzione verde e transizione
ecologica disponiamo di risorse complessive per 455,4 milioni di cui 138,2
mln per rinnovo parco autobus, 15,2
milioni per il rinnovo dei treni (elettrici o a
idrogeno) e 42,4 milioni per la ciclovia
della Sardegna e la mobilità ciclistica.
Poi ancora 56,3 milioni per l'edilizia residenziale pubblica, 22,8 milioni per
costruzioni di edifici scolastici e oltre 200
milioni per le dighe e la gestione sostenibile delle risorse idriche. Sulla M3 infrastrutture per una mobilità sostenibile ci
sono 458 milioni per le ferrovie, sistemi
di controllo e upgrading tecnologico,
quindi 170,2 milioni per interventi sui
porti e cold ironing. Nella M4 è previsto
un piano di asili nido, scuole dell'infanzia
e infrastrutture sportive per 125,3 milioni.
Sul fronte della M5 coesione e inclusione, sono previsti 42,2 milioni per il programma di rigenerazione urbana, 10
milioni per la Zona economica speciale
(Zes) e 4,2 milioni per le aree interne dell'alta Marmilla e del GennargentuMandrolisai. Ammontano a circa 270
milioni di euro le risorse assegnate alla
M6 dedicata alla sanità destinata alla
realizzazione di 50 case di comunità
(73,6 milioni) e tredici ospedali di
Comunità (32,7 milioni), alla digitalizzazione dei Dea di primo e secondo livello
(47,4 milioni), alle grandi apparecchiature per gli ospedali (38,9 milioni).
Dove sono le strade si chiederà qualcuno? Le strade sono finanziate invece dal
Fondo sviluppo e coesione (FSC) 2021-
2027. Di recente il Comitato interministeriale per la programmazione economica
e lo sviluppo sostenibile (Cipess) ha dato
il via libera a finanziamenti per un valore
complessivo di circa 450 milioni di euro.
Si tratta di progetti relativi a infrastrutture
per la mobilità sostenibile riguardanti la
rete stradale, primaria e secondaria
(117,5 milioni per le strade), la rete ferroviaria (311 milioni) e altre opere di interesse regionale (porti e dighe). Di questi
gli interventi, quelli immediatamente cantierabili ammontano a circa 125 milioni di
cui 2 c.d. opere bandiera riguardanti i
collegamenti ferroviari per 26 milioni, 2
interventi di interesse locale sui porti di
Oristano e Buggerru e ben 55 interventi su strade secondarie per oltre 91 milioni di euro.
Una prima riflessione riguarda la scelta
degli interventi finanziati. Mettendo il
tutto su un semplice foglio di calcolo stiamo approssimativamente utilizzando il
PNRR per ammodernare la rete ferroviaria e il parco treni per il 40% delle
risorse totali, alla sanità il 14%, alle infrastrutture idriche il 13%, all'intermodalità
logistica dei porti il 10%, alle tratte del
trenino verde e della ciclovia l'8% delle
risorse. Si è proceduto a scegliere queste opere senza nessun dibattito in consiglio regionale. Non è dato conoscere
quali criteri utilizzati, se esiste o meno
un'analisi costi-benefici. Il tutto in perfetta salsa PNRR, un processo sinora
chiuso, poco partecipato ed accentrato
nelle mani dei ministri tecnici e degli
assessorati regionali. Quando invece,
come suggerisce Pietrino Soddu, servirebbe coinvolgere nuovamente i sardi
per capire quali sono le attese di oggi,
nella nuova dimensione della modernizzazione, e da queste ripartire.
Assistiamo, invece, ad un ennesimo
accentramento poco trasparente: anche
la scelta di premiare un solo borgo per
regione con un unico progetto pilota di
20 milioni di euro ha acceso la rivolta
degli enti locali.
Altra riflessione riguarda la reale capacità della Regione e degli enti locali di
spendere bene e per tempo le risorse
assegnate. In Italia il ciclo di programmazione e realizzazione di un'opera
pubblica è di 7 anni. I primi interventi
normativi hanno riguardato pertanto le
semplificazioni procedurali e il potenziamento della PA, presupposti necessari
per la messa a terra degli interventi e triplicare la velocità della spesa. In
Sardegna sono stati contrattualizzati 37
esperti di supporto alla macchina regionale con compensi annuali di 110mila
euro lordi. Basteranno? Stesso ragionamento vale per gli enti locali che presentano forti carenze di organico causato da un decennio di blocco delle assunzioni e dal "fuggi fuggi" di quota 100.
L' impressione che se ne ricava è quella della mancanza di un effettivo coinvolgimento della società sarda. Si
dovrebbe utilizzare questa stagione per
ritrovare motivazione sul tema della crescita e per elaborare una visione generale ed armonica dello sviluppo complessivo, capace di trasformare l'ingegno e il talento individuale dei sardi in
possibilità di cambiamento dell'Isola.
Alla prova dei fatti abbiamo il timore che
prevalga invece una logica premiale su
alcuni bacini territoriali ed elettorali e non
una diffusione ragionata e strategica
degli interventi. L'auspicio che facciamo
è quello di non cadere, ancora una
volta, in una illogica dispersione delle
risorse, con duplicazioni degli interventi
e frutto del dominio delle fazioni portatrici di interessi particolari e non generali.
Peppe Garau