Abbiamo introdotto le
logiche del capitalismo
digitale nello scorso
numero di Aprile.
In questo articolo proviamo a
scendere nel dettaglio
con degli esempi concreti. Spesso utilizziamo Street View e
Maps per orientarci o per farci guidare
dal nostro navigatore. Non tutti ricordano però che nel 2010 la commissione
federale tedesca per la protezione dei
dati annunciò che le operazioni di
Google Street View celavano un furto
di dati. Le auto di Street View raccoglievano segretamente dati personali
dalle reti wi-fi private: nomi, e-mail,
password, numeri di telefono, informazioni sul credito bancario, dettagli
medici, pornografia, file audio, video e
fotografici. Inizialmente Google negò
l'accusa ma nel giro di pochi giorni
un'analisi indipendente di alcuni esperti portò Google ad ammettere di aver
intercettato questi dati. Lo scandalo
fece notizia in tutto il mondo e molti stati
si attrezzarono per emanare misure
protettive sui dati personali e indagini
nei confronti di Google. Dal canto suo,
Google connotò le violazioni della privacy come un "errore commesso da un
singolo ingegnere al lavoro su un progetto sperimentale, del quale parte del
codice era finito su Street View".
Nonostante le numerose pratiche legali aperte contro Google, nessuna azione efficace venne poi messa in pratica.
Ciò che avrebbe dovuto risolversi con
una condanna degna dei peggiori truffatori si chiuse con un banale post di
scuse sul sito di Google.
Il caso del furto di dati di Google finì nel
dimenticatoio. Da allora, Google ha
prestato maggiori attenzioni e forse si è
comportato con minore sfrontatezza,
ma non ha smesso di raccogliere quante più informazioni possibile su ciascuno di noi. Semplicemente questo avviene in modo "legale", facendoci accettare i termini del servizio con un semplice
click. Come dimostrato da molte ricerche, ma anche dalla nostra esperienza
comune, le persone accettano queste
condizioni opprimenti semplicemente
cliccando su "acconsento" senza mai
leggere i termini. Del resto nel 2008,
una ricerca calcolò che per leggere in
modo adeguato tutte le policy sulla privacy che si incontrano in un anno
sarebbero necessari 76 giorni lavorativi. Oggi questo numero sarebbe molto
più alto. Ovviamente il cliente può scegliere se rifiutare i termini di utilizzo, ma
perde gran parte delle funzioni del servizio. E' quello che succede con il popolare aspirapolvere autonomo della
iRobot Roomba, che vende a Google,
Amazon e Apple la piantina delle case
dei clienti, ricavata dalle funzioni di
mappatura dell'apparecchio che si
serve di sensori e videocamere.
Con lo sviluppo e la diffusione di telecamere, microfoni e sensori cosiddetti
wearable, indossabili, come gli orologi
N
che consentono di rilevare dati biometrici, la quantità di dati estraibili è notevolmente aumentata. Il termostato
Nest di Google consente di regolare da
remoto il sistema di raffrescamento e
riscaldamento della casa. All'interno
del termostato si trova un microfono,
del quale non viene fatta alcuna menzione nelle schede del prodotto e che
non ha alcuno scopo nel funzionamento del termostato. Serve però a raccogliere dati sul suo uso e sul suo
ambiente, "impara" i comportamenti di
chi vive in casa, raccoglie dati da altri
prodotti interconnessi come il forno,
l'automobile, il tracker per il fitness.
Fino a dove si spingerà il furto dei dati
sui comportamenti? Beh, la capacità
predittiva da parte degli algoritmi che
possiedono i dati comportamentali è arrivata
a livelli inimmaginabili.
Oggi le videocamere
riescono a catturare il
nanosecondo di disgusto che precede uno
scatto di rabbia, la consapevolezza ed infine la
gioia sul volto di chi sta
guardando alcuni fotogrammi di un film mentre riesce a pensare
solo "mi è piaciuto!". Le
stesse ditte produttrici
di webcam, come la
Realeyes, spiegano
che le loro webcam registrano persone
mentre guardano dei video a casa propria per consentire ai loro clienti "di
prendere decisioni economiche migliori". L'azienda Emoshape produce un
microchip da loro definito "il primo
motore di sintesi emotiva in commercio". Emoshape sostiene che il suo
chip può classificare 12 emozioni con
un'accuratezza fino al 98%, consentendo all'intelligenza artificiale di provare fino a 64 miliardi di miliardi di stati
emotivi distinti. Si prevede che
YouTube scansionerà le emozioni dei
suoi utenti mentre guardano i video.
Serve altro?
Fonti:
https://en.wikipedia.org/wiki/Google_St
reet_View_privacy_concerns
Il Capitalismo della Sorveglianza, S.
Zuboff, Luiss University Press, 2019
Matteo Sestu