Negli scorsi anni ne abbiamo
già avuto prove concrete.
Nel 2012 sulla rivista Nature venne pubblicato un articolo a firma di alcuni ricercatori di Facebook dal titolo Un esperimento d'influenza sociale e mobilitazione politica su 61 milioni di persone, uno
studio a campione casuale e controllato
in cui i ricercatori manipolarono in modo
sperimentale il contenuto dei messaggi
correlati al voto delle elezioni di medio
termine degli Stati Uniti del 2010. I risultati rivelarono che i messaggi avevano
mandato 60000 votanti in più alle elezioni di medio termine, più 280000, che
erano andati a votare per "contagio
sociale", ovvero perché avevano visto i
messaggi di propri contatti o di personalità che avevano votato. Questo esperimento fu solo il preludio a quello che poi
si concretizzò qualche anno più tardi con
Cambridge Analytica. Coloro che sono
in grado di accedere ai dati comportamentali e alla loro elaborazione sono in
grado di vedere una società che non è
divisa per classi sociali o etnie, bensì in
pattern di comportamento: una nuova
demografia del comportamento in grado
di predire malattie, rischio finanziario,
preferenze nei consumi e opinioni politiche. Naturalmente lo scopo è quello di
una società interconnessa dai dispositivi, dove è possibile produrre dei "pattern
sociali basati sull'imitazione che possono essere manipolati per ottenere una
confluenza". A teorizzare tutto ciò è il
direttore dello Human Dynamics Lab del
MIT Alex Pentland, che nel 2014 pubblica un libro dal titolo Fisica Sociale.
Secondo Pentland la "verità dei computer deve sostituire la politica come base
di un governo strumentalizzante. [...]
Una scienza della società matematica e
predittiva in grado di includere sia le differenze individuali, sia i rapporti tra i singoli può potenzialmente rivoluzionare il
modo in cui gli agenti del governo, i
manager delle aziende, i cittadini si
comportano. [...]". Per Pentland i riferimenti morali e politici individuali sono un
ostacolo, una perdita di tempo, una
deviazione che intralcia la confluenza.
Siamo dunque alla teorizzazione della
fine della politica, sostituita da un'intelligenza artificiale che è in grado meglio
degli esseri umani di dirci quello che
dobbiamo essere e quello che dobbiamo fare per il bene nostro e delle nostre
comunità.
Naturalmente, come fa notare Kate
Crawford nel suo volume "Né intelligente né artificiale , il lato oscuro dell'IA",
l'intelligenza artificiale è frutto di programmazione, e quindi dell'intervento
umano. Risponde cioè agli specifici interessi di chi la controlla.
Dobbiamo abituarci al fatto che i nuovi
poteri digitali utilizzano e controllano i
nostri comportamenti per aumentare il
loro potere economico e politico. Essi
rappresentano la nuova faccia del capitalismo, una faccia pulita e popolare,
incarnata da nerd in Adidas, jeans e
felpa col cappuccio di stanza nella
Silicon Valley. Questo capitalismo è
pressoché universalmente percepito
come ineluttabile e incontrastabile.
Nessuno si sognerebbe di mettere in
discussione l'utilità, l'efficacia, la validità,
la comodità di Google, di Amazon, di
Apple, di Microsoft.
Proprio queste caratteristiche lo rendono più oscuro e pericoloso rispetto al
capitalismo dell'era industriale.
L'obiettivo rimane però sempre lo stesso: annientare qualsiasi intervento pubblico o esterno rispetto alla loro possibilità di acquisire risorse e potere; servirsi
della democrazia fin quando essa
risponde ai suoi bisogni e ai suoi interessi; anche manipolandola, se opportuno. Senza uso di armi e di forza.
Semplicemente intervenendo in modo
preciso e accurato sulle nostre emozioni e sui nostri comportamenti.
Fonti:
Il Capitalismo della Sorveglianza, S.
Zuboff, Luiss University Press, 2019
Né intelligente né artificiale, K.Crawford,
Il Mulino, 2021
La Siliconizzazione del mondo, E.
Sadin, Einaudi, 2018
Matteo Sestu