In che modo farlo
valere allora?
Le modifiche alla legge sulla parità salariale se concretizzate possono contribuire a stabilire un legame diretto tra:
1) attività di sensibilizzazione: la
"Giornata europea della parità retributiva", istituita a marzo 2011 per far emergere le discriminazioni sui luoghi di lavoro, è un esempio perché ci ricorda il
numero di giorni e di ore di lavoro femminile non remunerato;
2) trasparenza delle informazioni: datori,
dipendenti e associazioni di categoria,
devono sapere perché esiste un divario
salariale di genere e come sia possibile
ridurlo;
3) certificazione della parità retributiva di
genere: niente come un dato evidente
può dare la migliore dimostrazione di
come la concreta applicazione del diritto
alla parità di trattamento sul luogo di
lavoro faccia la differenza (formazione
per le aziende e scambi di buone pratiche; strumenti statistici e di rilevamento
per individuare le disparità salariali sul
posto di lavoro; verifica circa l'effettiva
applicazione dei contratti collettivi in
tema di equità retributiva.
I temi su cui ci indirizza l'Europa sono la
riorganizzazione dell'orario di lavoro
retribuito; la partecipazione paritaria al
mercato del lavoro; la garanzia del diritto alla genitorialità (eliminando la penalizzazione della maternità e consentendo anche ai padri di condividere la cura
dei figli); la parità di accesso all'istruzione di qualità e alla formazione sul lavoro.
L'importanza quindi delle leggi, dei contratti collettivi, degli accordi tra parti
sociali (e della loro applicazione a seguito di tali accordi) e infine del ruolo dei
governi per promuovere la parità, azzeccando scelte in materia di politiche
sociali, fiscali, occupazionali.
Superare il divario salariale fra uomo e
donna significa pertanto tutelare il diritto
fondamentale all'uguaglianza, condizione necessaria per la crescita economica
di un paese, per la sua competizione a
livello internazionale ma soprattutto per
una società più giusta.
Marta Torrente