L'uso della lingua italiana, per
un'educazione dei cittadini e
delle cittadine nel rispetto del
genere. Nella nostra vita il ruolo della lingua è fondamentale: noi possiamo darle
la forma al rispetto del genere femminile
partendo da un'analisi della lingua italiana che prende avvio proprio dall'ambito
dei testi dedicati alla formazione dei
bambini e delle bambine. Le parole
sono il mezzo con cui rivestiamo i nostri
pensieri e li rendiamo disponibili agli altri.
È infatti attraverso il linguaggio che
comunichiamo, esprimiamo concetti, sentimenti, intenzioni; inoltre,
come ben sappiamo, la lingua è un
tessuto vivo che si modifica con il
tempo e con le influenze che derivano dalla società Alma Sabatini
curò nel 1986, la pubblicazione del
testo Il sessismo nella lingua italiana, linee guida rivolte alle scuole e
all'editoria scolastica per proporre
l'eliminazione degli stereotipi di genere
dal linguaggio per conto della
Commissione Nazionale per la parità e
le pari opportunità tra uomo e donna,
istituita presso la Presidenza del
Consiglio dei ministri, "La premessa
teorica alla base di questo lavoro è che
la lingua non solo riflette la società che la
parla, ma ne condiziona e ne limita il
pensiero, l'immaginazione e lo sviluppo
sociale e culturale", sosteneva Alma
Sabatini. Nonostante le critiche ricevute,
questo suo lavoro aprì un dibattito sulla
necessità di innovare la lingua italiana
che coinvolse anche l'Accademia della
Crusca. L'idea di trasformare completamente la lingua italiana in una lingua non
sessista non è stata realizzata, né d'altronde era immaginabile che lo fosse. Lo
studio ha avuto comunque l'innegabile
merito di avere sollevato il problema e di
averlo reso presente soprattutto a chi
con il linguaggio lavora. Nel mondo della
scuola, ad esempio, gli insegnanti più
attenti a queste tematiche, hanno trovato in questo libro un prezioso strumento
di lavoro. Uno degli scopi precipui della
Commissione per la realizzazione della
parità tra uomo e donna è quello di
rimuovere tutti i residui pregiudizi nei
confronti delle donne stimolando e favorendo un cambiamento nel modo di
pensare, di agire e di esprimersi. Ma le
leggi non bastano per modificare la
società, quando "abiti" culturali e atteggiamenti continuano a ribadire sfiducia
per le donne che non rientrano nei ruoli
imposti dalla cultura maschile. Perché il
rapporto di potere tra i sessi cambi in
senso veramente paritario si deve anzitutto acquistare consapevolezza delle
varie forme in cui la disparità viene mantenuta. La lingua che si usa quotidianamente è il mezzo più pervasivo e meno
individuato di trasmissione di una visione del mondo nella quale trova largo
spazio il principio dell'inferiorità e della
marginalità sociale della donna. Nella ricerca sul linguaggio della stampa italiana vengono messi a fuoco alcuni degli
aspetti principali di sessismo linguistico.
Attraverso uno studio documentato della
lingua d'uso, le ricercatrici dimostrano
come l'universo linguistico sia organizzato attorno all'uomo, mentre la donna
continua a essere presentata con immagini stereotipate e riduttive, che non corrispondono più alla realtà di una società
in movimento. I grossi cambiamenti di
questi ultimi anni non sono ancora
rispecchiati nella lingua. La ricerca
descrittiva non è fine a sé stessa, ma è
finalizzata a indicazioni di proposte e
alternative; non si conclude certo con
soluzioni prescrittive, ma offre stimoli alla
riflessione, con suggerimenti in dimensione aperta e problematica, a chi fa uso
della lingua e, usandola, esercita un'azione politica. La Costituzione della
Repubblica Italiana - art. 37 "La donna
lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di
lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore". La parità, sancita attraverso questo articolo, è sì riconosciuta
da tutte le forze politiche del paese ma
nonostante tutto rimane in moltissimi
casi un principio giuridico e morale non
ancora realizzato nella prassi della vita
quotidiana. Per raggiungere una parità
di fatto, cioè l'uguaglianza delle possibilità per ciascun individuo di entrambi i
sessi di realizzarsi in ogni campo, è
necessario che la nostra società si liberi dai residui pregiudizi negativi nei confronti delle donne. Molti di essi sono alla
base della nostra cultura e fanno quindi
parte di una tradizione secolare; non
sono sempre facilmente riconoscibili,
perché sono spesso nascosti e camuffati sotto forme di apparente valore oggettivo, e sono trasmessi, perpetuati e
avvalorati attraverso la lingua, in modo
spesso subdolo e ripetitivo. In quest'ultimo ventennio, con il risveglio della
coscienza femminista, con la rimessa in
questione dei valori culturali e la rivisitazione dei vari campi della cultura e
della scienza nell'ottica della differenza femminile, si è cominciata ad
acquisire maggiore consapevolezza
circa il fatto che la nostra lingua sia
impregnata di forme segnatamente
sessiste e di valori patriarcali. Le
forme linguistiche portatrici di pregiudizi anti-donna sono così profondamente radicate nella nostra struttura
del sentire che difficilmente le riconosciamo. La loro caratteristica pervasiva
e insidiosa le rende ancora più pericolose perché inconsce. Ognuno di noi usa
spesso parole, espressioni, forme grammaticali che sono in contraddizione con
le proprie convinzioni. È inoltre molto difficile separare le pratiche discorsive
della lingua dalla lingua stessa, cioè
distinguere le leggi, i rituali, le istituzioni
che ne regolano l'uso, dalla lingua vera
e propria, dato che vi è tra le due un'interazione costante. Si potrebbe dire che
le condizioni d'uso della lingua sono
inscritte nella lingua stessa. Se si vuole
sapere come la lingua funziona nei
nostri confronti, essa va analizzata sotto
due aspetti, quello più propriamente
strutturale e quello dell'uso. Nella lingua
non sono presenti principi di verità, ma
semplicemente le nostre opinioni, sedimentate attraverso i secoli nella comunità alla quale apparteniamo. Ogni giudizio su ciò che è giusto o ingiusto, opportuno o inopportuno, va allora riferito subito al piano dei fatti e non a quello della
lingua, della quale va però riconosciuto il
carattere di strumento che condiziona se
stesso e quindi, per principio, ne è prevista la modificabilità, anche se l'uso della
lingua a sua volta impone tempi di trasformazione e, almeno su certi livelli
della struttura linguistica (la morfologia) s'incontrano forti resistenze agli interventi diretti. Gli elementi linguistici inerenti alla lingua, sia a livello grammaticale che strutturale, sono dissimmetrici
e discriminatori rispetto alle donne; uso
di lessemi, locuzioni ed immagini stereotipate e riduttive della donna indicano
un uso sessista della lingua. Il primo
passo è la riflessione e la presa di
coscienza dei valori e degli effetti di
senso della lingua che parliamo; la finalità pratica è lo stimolo verso un uso
della lingua che rappresenti le donne più
da vicino e che apra varchi alle novità
che finora sono rimaste inespresse. Si
vuole qui fare un discorso sul possibile e
sul necessario che porterà solo alla proposta di possibili e necessarie varianti
linguistiche. Per concludere, è opportuno proporre un altro passo del libro di
Alma Sabatini, che continuano a sorprendere per la sua attualità. "Pur rendendomi conto che la lingua non può
essere cambiata con un puro atto di
volontà, ma pienamente consapevole
che i mutamenti sociali stanno premendo sulla nostra lingua influenzandola in
modo confuso e contraddittorio, ritengo
che sia nostro dovere intervenire in questo particolare momento per dare indicazioni affinché i cambiamenti linguistici
possibili registrino correttamente i mutamenti sociali e si orientino di fatto a favore della donna. [...] Se si vuole quindi
avere e dare un'immagine delle donne
come persone a tutto tondo, come individui con potenziale non stereotipicamente delimitato, si dovrà scegliere e
saggiare parole e immagini, ascoltarne
le risonanze e coglierne le associazioni
e, soprattutto scegliere 'le parole per il
significato e non il significato per le parole', senza mai 'arrendersi' alle parole
stesse". Questo cambiamento ci viene
richiesto dalle norme di legge, dalle donne
che non si vedono rappresentate dal linguaggio in uso e dalle bambine che sentono di essere presenti nel mondo e nella
società al pari dei bambini e che devono
poter continuare a sentirsi così anche una
volta diventate adulte. Tutto questo non è
facile, come non lo sono anche tante altre
cose nella vita con le quali, comunque, ci
sperimentiamo e ci impegniamo.
Raccogliamo la sfida? Ci diamo fiducia
reciproca di essere capaci di riuscire in
questa impresa?
Angela Puggioni
Vicecoordinatrice Regionale Forum