Tralasciando
i tecnicismi presenti nella sterminata letteratura sull'argomento ed evitando
quindi di perdersi in inutili e inconcludenti discussioni capaci di generare ulteriore confusione ed evaporazione, è certamente opportuno ripartire da quanto teorizzato da Rousseau. Secondo il filosofo
ginevrino, l'ideale egualitario che ispira la
democrazia si realizza soltanto nella formulazione (formazione) della Volontà
generale, che non deve essere assolutamente confusa con la volontà di tutti
che oggi tende a prevalere! Nella teorizzazione di Rousseau, inoltre, quelli che
Bobbio ha individuato come i due grandi
motivi del processo democratico, ossia i
motivi di metodo e i motivi ideali, risultano perfettamente e armonicamente fusi.
Quindi, proprio per tale motivo, è forse
opportuno sciogliere il dannoso nodo
formatosi per via dell'effimero intreccio delle due espressioni, Democrazia formale e Democrazia sostanziale, a partire dal quale intreccio il termine democrazia ha due significati nettamente
distinti! Nella prima espressione, infatti,
democrazia indica un insieme di mezzi,
le regole procedurali, che prescinde
dalla considerazione dei fini, o comunque ne è indipendente; nella seconda
indica i fini, soprattutto quello dell'eguaglianza, non soltanto giuridico-politica
ma anche sociale e sostanziale, indipendentemente dalla considerazione
dei mezzi utilizzati (o, meglio, adoperati)
per raggiungerla. Ecco, proprio a partire
dal prezioso esempio di Rousseau, c'è
un punto su cui i fautori delle due
espressioni dovrebbero assolutamente
convergere, ossia che una democrazia
perfetta dovrebbe essere insieme formale e sostanziale. Certo, la democrazia perfetta è utopia, ma come bene ci
ha insegnato Kant, una volta stabilito
che si è al cospetto di un'utopia, si deve
tendere a essa! Infatti, nel momento in
cui si ha consapevolezza e coscienza di
ciò (individuazione dell'utopia-ideale a
cui tendere), l'umano cresce, anche
nella propria virtù, quando, pur mantenendo i piedi ben saldi a terra, per avere
l'attrito capace di evitare all'intelletto e
alla ragione i voli metafisici in aree rarefatte ed evaporate..., quando non smette di percorrere l'impervia strada che
porta all'irraggiungibile e agognata vetta. Se in questo percorso consideriamo la
democrazia quale base strutturale del
vivere comune, attraverso i processi
democratici insiti in tale struttura, giorno
dopo giorno si deve costruire il procedimento sostanziale capace di sovrastrutturare, quindi rendere effettivamente
compiuta la struttura stessa, il vivere
comune di cui sopra, realizzando quella
che Bobbio ha definito quale "democratizzazione" di e a tutti i
livelli (egli parlava esplicitamente di democratizzazione del lavoro, dell'esercito, della istituzione
chiesa). In altre parole,
democratizzare il quotidiano, nelle varie pratiche
quotidiane, per avere una
vita effettivamente democratica. Certo, le strade
della storia da percorrere
non sono infinite, ma
sicuramente sono complesse e varie. Per cui non possiamo
che essere realisti, evitando di nasconderci che oggi la sfida per la democrazia
(alla democrazia) è, se possibile, ancora
più difficile e urgente.
Al tema tradizionale individuato dal costituzionalismo, cercare nella democrazia limiti al potere, se
ne sono aggiunti altri di incommensurabile importanza e problematicità:
la sempre maggiore interdipendenza tra gli
Stati;
la famelica e feroce dettatura delle
agende politiche da parte dell'alta finanza;
la crescente difficoltà dei partiti nel
mediare la quotidianità democratica,
anche e soprattutto per la scarsa partecipazione dei cittadini;
la giungla chiamata informazione, a tutti i livelli;
l'eccessiva e spesso ossessiva burocratizzazione dei procedimenti.
Ma nonostante
l'ardua difficoltà di questa enorme sfida
per la democrazia (e contro chi la fa alla
democrazia), essa rende la vita degna di
essere vissuta. Senza contare che, per il
senso di responsabilità nei confronti
delle generazioni che seguiranno alle
nostre, questo è un compito assolutamente prioritario. Perché? Perché,
seguendo Woodrow Wilson, la "democrazia è (sarà anche) la più difficile
forma di governo" ma, come ebbe a
dire Winston Churchill, essa "è la meno
peggio delle forme di governo".
Cristian Nonnis
23.07.2022