Dalla Catalogna alla Sardegna: quale futuro?
I suoi denigratori avevano scommesso che Carles Pujgdemont non sarebbe tornato in Sardegna per presenziare, lunedì 4 ottobre, dinanzi alla Corte d'Appello di Sassari, che doveva stabilire se dare corso alla richiesta di estradizione da parte dell'autorità giudiziaria spagnola. Era stato arrestato in Sardegna lo scorso 23 settembre, e rilasciato dopo un giorno a patto che partecipasse alla prima udienza di lunedì 4 ottobre presso la Corte d'appello di Sassari, in Sardegna. La vicenda del leader catalano ha suscitato tanta simpatia, soprattutto dopo l'arresto, oltre a quella scontata della miriade di gruppi indipendentisti sardi, anche di molti partiti di tutti gli schieramenti politici tanto che lo stesso Presidente della Sardegna, Cristian Solinas, ha atteso l'esponente politico indipendentista all'uscita del carcere manifestandogli solidarietà a nome di tutti i sardi. Per la cronaca, la Corte ha deciso che prima di emettere una sentenza sull'estradizione in Spagna di Puigdemont, la Corte di giustizia europea dovrà risolvere altre due questioni pendenti: la richiesta di Puigdemont di riottenere l'immunità da europarlamentare e una disputa tra la giustizia italiana e quella spagnola sull'estradizione dell'ex assessore catalano Lluis Puig. Ma chi è Carles Pujgdemont ?.Vediamo di ricostruire la sua vicenda politica e processuale: attualmente è un parlamentare europeo perché si è candidato alle elezioni europee del maggio 2019, come capolista del partito Junts per Catalunya. Acceso sostenitore della causa separatista, linea decisa dall'esecutivo di cui è a capo, ha portato all'indizione del referendum sull'indipendenza della Catalogna, dichiarato illegittimo dalla Corte costituzionale spagnola e tenutosi nell'ottobre 2017; il voto, svoltosi regolarmente nonostante le severe misure repressive attuate dal governo nazionale, ha espresso un amplissimo consenso alla scissione (90%). Nei giorni successivi Pujgdemont ha firmato la dichiarazione di indipendenza, sospendendola subito dopo per aprire il dialogo con il governo nazionale, cui il premier Rajoy ha risposto con fermezza, attivando le procedure per l'applicazione dell'articolo 155 della Costituzione, che prevede il commissariamento e il passaggio a Madrid delle competenze della Generalitat. Il 27 ottobre il Parlamento catalano ha approvato a scrutinio segreto la risoluzione che dichiara l'indipendenza dalla Spagna e la costituzione della Repubblica catalana come "stato indipendente e sovrano di diritto democratico e sociale"; a seguito di tale atto, nello stesso giorno Rajoy ha destituito Pujgdemont -del quale ha assunto la carica delegandola alla vicepremier S. Sáenz de Santamaría -e indetto nuove elezioni da tenersi nel mese di dicembre. Accusato insieme ad altri membri del governo regionale di ribellione, sedizione e malversazione, l'uomo politico si è trasferito in Belgio, dove è stato raggiunto da un mandato di arresto europeo, poi ritirato dalla Corte suprema spagnola. Nel marzo 2018, colpito da un mandato di arresto europeo emesso dalle autorità spagnole, è stato fermato e incarcerato in Germania, poi rilasciato in regime di libertà condizionata; nel maggio successivo gli è subentrato nella carica di presidente della Generalitat. Torra. Sicuramente l'arresto del leader catalano in Sardegna, terra dove l'indipendentismo è presente con varie declinazioni, ha avuto il merito di riunire tutte le sigle dell'indipendentismo sardo, accompagnato come detto dall'ondata di simpatia e piena solidarietà.
Per inciso, Carles Pujdgemont si è rivelato assai più simpatico tanto dei denigratori unitaristi sardi e non solo, quanto più accorto di certi indipendentisti locali un po' avvezzi alla generalizzazione del luogo comune persecutorio, quando correttamente ha riconosciuto alla giustizia italiana, impersonata nel Tribunale di Sassari, di non aver condiviso le ossessioni della magistratura spagnola. Sicuramente le vicende dell'indipendentismo sardo traggono spunti e visibilità politica da questa vicenda del leader catalano, ponendo anche le solite domande importanti che si trascinano da parecchio tempo e, se non sciolte, lasciano un quadro politico poco praticabile anche per gli irriducibili della teoria del popolo sardo come nazione. La prima riguarda l'opzione pacifica, conflittuale sì, ma non violenta, men che meno terroristica, dell'indipendentismo sardo proprio in linea con quello detto da Pujdgemont anche in Sardegna. La seconda concerne l'ispirazione democratica e socialista della tradizione sarda nel suo complesso e del suo indipendentismo contemporaneo.Bisogna chiarire, senza molti fraintendimenti, che in Sardegna, tutti i teoremi processuali circa un terrorismo indipendentista hanno prodotto manipolazioni giuridiche poco consone ad uno stato di diritto, alimentando sospetti di falsificazioni ad opera di ambienti dello stato, legati ad apparati di intelligence sulla sicurezza, che vedono terroristi anche dietro manifestazioni democratiche alla luce del sole. La recente storia dell'indipendentismo sardo, con le sue contradizioni politico culturali, sociali e per niente basato sull'interesse economico (al contrario di quello catalano), intende prefigurare per i Sardi, un popolo e uno stato indipendente. La domanda che sorge spontanea (parafrasando Shakespeare dell'essere o non essere), ha ancora un senso "essere" nazione sarda ? L'indipendenza rivendicata può essere declinata in forma diversa ? Oppure non c'è spazio a soluzioni federaliste o autonomiste ? La strada è lunga e impervia. Sicuramente c'è da dire che i Sardi non credono più nei fautori dell'autonomia speciale, scritta anche nella costituzione repubblicana, che non ha prodotto niente che ci possa distinguere dalle regioni a statuto ordinario, anzi per certi versi è una palla al piede quando si tratta di adeguarsi alla normativa nazionale. Sui temi salienti che interessano i Sardi (scuola, sanità, continuità territoriale delle merci e delle persone, viabilità interna, rete ferroviaria) la Repubblica italiana continua a trattarci come regione di serie B, mentre al contempo nulla fa per riequilibrare, ad esempio, il gravame delle servitù militari con tutti i risvolti negativi sia di carattere ambientale che sanitario. Lo stesso stoccaggio delle scorie nucleari, sulla base dell'individuazione dei siti possibili, non è escluso che le scaricano proprio in Sardegna. "Pocos, locos y male unidos"? E' solo un luogo comune oppure un modo di auto flagellarci di noi sardi, con effetti devastanti, specie a livello psicologico e culturale (come asserisce lo storico Francesco Casula)? La storia recente e passata non ci assolve e fa da stura all'indipendentismo sardo che stenta ad alimentarsi politicamente di quel consenso proprio come "popolo". Il vero terreno di lotta sta proprio qui nel ricercare la vera autonomia, o l'indipendenza, nel dna culturale del Popolo sovrano, e su questo abbiamo qualche esempio storico da cui prendere esempio, prima ancora delle leggi e delle costituzioni. Poi, ritrovato il popolo, si penserà al resto.
Domenico Cabula