I
"cervelli in fuga"
Che si aggiungono a quelli già fuggiti dall'Italia ormai da
molto tempo
Spesso sentiamo parlare di Cervelli
in fuga che si aggiungono a quei Cervelli che sono fuggiti
dall'Italia già da tempo. Alcune settimane fa ho conosciuto un
ragazzo che all'età di diciotto anni è partito dalla Sardegna in
cerca di lavoro all'Estero e che da allora vive e lavora in
Inghilterra. Conosco tantissime persone che, come lui, da decenni si
sono trasferite all'Estero, che non hanno nessuna intenzione di
tornare in Italia e che in Sardegna tornano ogni tanto in vacanza.
Quel ragazzo che lavora in Inghilterra non mi ha raccontato nulla di
nuovo, ma ogni tanto penso a questa frase che mi ha detto: "in
Inghilterra è tutto più facile". Mi ha detto che ha cambiato
tanti lavori e oggi, dopo molti anni, fa quello che ha scoperto
essere il suo lavoro ideale, quel lavoro che fa con passione e per il
quale è anche ben remunerato, quel lavoro che se lo facesse in
Italia non potrebbe dargli le stesse soddisfazioni e la stessa
remunerazione. Pare che a Londra le storiche cabine telefoniche siano
state valorizzate da ragazzi Italiani che le hanno trasformate in bar
e focaccerie, mentre in Italia ci sono edifici e spazi abbandonati
che potrebbero essere riqualificati per creare anche nuove
opportunità di lavoro. Alcuni giorni fa ho visto il servizio di
Milena Gabanelli dal titolo: "Concorsi e università, perché non
viene premiato il merito". Quel servizio mi ha riportato indietro
di vent'anni, quando ero studente universitario e quando frequentavo
amici e colleghi che, come me, erano studenti o che si erano già
laureati. Ho conosciuto diversi studenti molto bravi ma ne ho
conosciuto solo uno che potrei definire "genio": non lo era
perché prendeva trenta e lode in quasi tutti gli esami, ma perché
aveva delle qualità oggettivamente superiori rispetto agli altri che
conoscevo e che frequentavo. Dopo la Laurea venne selezionato per una
borsa di dottorato di ricerca che per tre anni lo vide impegnato in
un progetto molto interessante, per l'epoca persino precursore, che
lo portò a presentare quel lavoro in giro per l'Italia, per l'Europa
e in diverse parti del Mondo. Verso la fine del dottorato avrebbe
potuto partecipare ad un concorso per ricercatore ma mi disse che non
avrebbe partecipato perché non aveva nessuna speranza di passarlo.
Da allora anche lui vive all'Estero dove può esprimere le sue
qualità e dove svolge un ruolo molto importante. Se quel progetto
fosse stato valorizzato, se il rapporto tra Università e Impresa
fosse stato diverso, magari come quello di alcune realtà Europee o
degli Stati Uniti d'America, forse quel lavoro avrebbe potuto creare
molte opportunità. Invece a me da allora manca un amico e
all'Università manca una persona brillante. Ringrazio la Dottoressa
Gabanelli per quel servizio e spero che il Governo dalle prossime
settimane possa avviare un percorso concreto di riforme che questo
Paese attende da tempo, a partire dalla Scuola e dall'Università,
affinché qualcuno prima o poi possa dire: "in Italia è tutto più
facile".
Maurizio Serra