Un aumento dei prezzi a livello globale segnalato dalla FAO
La FAO ha dichiarato che a
marzo l'Indice dei prezzi di prodotti alimentari è aumentato in
media di 159,3 punti, un rialzo del
12,6% rispetto a febbraio. Il livello più
alto dal suo inizio nel 1990. QU
Dongyu, Direttore Generale della FAO,
ha asserito che la pandemia
SarsCov_2 ancora dopo due anni continua a influenzare negativamente le
nostre vite, la nostra salute e le nostre
economie. A farne le spese sono sempre i più fragili su livello globale. Come
se non bastasse, a questo ora si è
aggiunta anche l'invasione russa in
Ucraina che ha fatto lievitare i costi di
materie prime e dei carburanti. Inoltre i
russi non fanno partire dal Mar Nero le
navi cargo già cariche di alimenti vitali
per il mondo intero. La FAO afferma
che le guerre e la fame sono sempre
interconnesse. In particolare l'Indice
FAO dei prezzi dei cereali segue l'evoluzione mensile di quelli di un paniere di
prodotti alimentari comunemente
scambiati. I prezzi del mese scorso
sono stati superiori del 33,6% rispetto a
marzo dello scorso anno e del 17,1% a
marzo rispetto al mese precedente. La
Russia esporta circa il 30% di grano e
mais a livello planetario, e l'Ucraina il
20%. Un Rapporto FAO che parla della
domanda e dell'offerta dei cereali stima
che almeno il 20% della semina invernale non potrà essere raccolto a causa
della guerra. Tale Documento indica
anche una produzione cerealicola globale di 2799 milioni di tonnellate, leggermente superiore a quella del 2020, il
riso potrebbe raggiungere il massimo
storico di 520,3 milioni di tonnellate; in
più prevede che nel 2021-22 l'uso globale di cereali raggiungerà i 2789 milioni di tonnellate soprattutto con aumenti
record di riso, mais e grano. Le scorte
mondiali di cereali aumenteranno del
2,4% entro la fine dell'anno rispetto ai
livelli base, proprio a causa delle minori esportazioni attese. La FAO ha
abbassato le sue previsioni per il commercio mondiale di cereali nell'attuale
campagna di commercializzazione a
469 milioni di tonnellate così contraendo il mercato. In base al suddetto
Report l'Unione europea e l'India
aumenteranno le loro esportazioni di
grano; viceversa Argentina, Stati Uniti e
la stessa India probabilmente invieranno più mais, compensando in parte
così la perdita di esportazioni dal Mar
Nero. Per quanto riguarda l'Indice FAO
dei prezzi degli oli vegetali lo stesso
Rapporto rileva che è salito del 23,2%
trainato dalle quotazioni dell'olio di semi
di girasole, si ricordi che l'Ucraina è il
primo esportatore mondiale. Questo
aumento e quello del petrolio si trascinano dietro anche quelli della palma,
della soia e della colza; l'olio di soia è
ulteriormente in rialzo a causa delle
preoccupazioni per la riduzione delle esportazioni sudamericane. Anche
l'Indice FAO del prezzo dello zucchero
è salito del 6,7% da febbraio, dopo un
periodo di ribasso per raggiungere un
aumento oltre il 20% rispetto a marzo
2021. Per fortuna le prospettive di produzione favorevoli in India hanno
impedito ulteriori aumenti mensili del
greggio.
In relazione alla carenza di animali da
macello in Europa occidentale c'è
stato un rialzo dei prezzi soprattutto di
carne suina del 4,8%, a marzo raggiungendo il suo massimo storico. A
livello globale anche i prezzi del pollame hanno visto aumenti sostenuti per
via della riduzione delle esportazioni
dai principali Paesi fornitori provocata
dai focolai di influenza aviaria.
L'aumento dei prezzi riguarda persino
i latticini, infatti la crescente domanda
di importazioni per consegne a breve e
lungo termine in particolare dai mercati asiatici il burro e il latte in polvere
hanno avuto rialzi bruschi; aumentando l'Indice FAO dei prezzi dei prodotti
lattiero-caseari della FAO del 2,6%,
rendendolo superiore del 23,6%
rispetto a marzo 2021.
Valeria Sirigu