Comunità
ed Energia
Problemi
di metodo
Anche
papa Francesco nella "Laudato sì" afferma che oggi è diffuso
"un comportamento evasivo" che "ci serve per mantenere i nostri
stili di vita, di produzione e di consumo. E' il modo in cui
l'essere umano si arrangia ad alimentare tutti i vizi
autodistruttivi: cercando di non vederli rimandando le decisioni
importanti, facendo tutto come se nulla fosse". Manca umanità,
comunità, ma è necessario resistere. La resistenza è necessaria,
inarrestabile pur se nascosta: è istinto di conservazione. Oggi più
che mai è presente un antagonismo socio-ecologico dotato di
narrazioni, discorsi e pratiche spesso riconosciute incompatibili con
ogni sforzo capitalista di adattamento alla realtà della crisi,
capace di svelare i trucchi delle retoriche (fintamente) ecologiste
che nascondono devastazione e nocività ambientali, sociali,
culturali e oggi anche psichiche.
Ogni
campo di lotta è abitato da soggetti, individuali e/o collettivi, in
costante (ri)definizione. Detto qui, ma su cui interessa riflettere
magari altrove, è precisamente il tema del soggetto: che fine ha
fatto il soggetto nella "transizione ecologica"? Forse parrà una
preoccupazione ristretta, troppo piccola per confrontarsi con le
grandi domande che questa fase di turbolenta trasformazione sta
ponendo. Tuttavia, è nel definire e definirsi come soggetti che ci
posizioniamo e siamo posizionati, agiamo e siamo agiti. Lo spazio di
soggettivazione è sia luogo di subordinazione e definizione entro
forme di (ri)produzione date, sia luogo dell'evento radicale,
dell'affermazione di singolarità potenzialmente rivoluzionarie. In
questo senso è importante domandarsi chi sono i soggetti che abitano
il composito spazio discorsivo e materiale del presente e delle sue
risposte alla crisi ecologica.
La
governance ambientale di stampo neoliberale aveva al suo centro un
certo soggetto, che tanto la critica più "filosofica" quanto i
movimenti sociali si erano abituati a riconoscere, destrutturare,
mettere in questione praticando e pensando forme alternative di
soggettivazione. Per decenni, le politiche ambientali e le
"transizioni" verso la sostenibilità sono state dipinte come un
processo in cui tutte le persone, intese in quanto individui, erano
chiamate a fare la propria parte. Ogni soggetto era responsabile del
benessere proprio e degli ecosistemi: aveva la possibilità di
scegliere l'opzione verde al supermercato, si definiva come "buon
cittadino" nel differenziare i rifiuti, poteva ridurre l'uso
dell'auto o comprarne una elettrica per diminuire l'impatto della
propria mobilità.
Nella
grande illusione che "la società non esiste" mentre c'è
soltanto una massa aggregata di individui (così ben praticata negli
anni passati dalla signora Thatcher), è conseguente che sia
possibile produrre cambiamenti radicali grazie al comportamento e
alle scelte virtuose che nella propria quotidianità ognuno può
compiere. Si è data tanta enfasi alle campagne di sensibilizzazione,
informazione e responsabilizzazione delle singole persone nell'idea
che una giusta consapevolezza rispetto ai risultati delle proprie
azioni sarebbe stata sufficiente per cambiare i comportamenti
individuali e, di conseguenza, l'intera società.
Una
simile de-politicizzazione (o meglio: questa politicizzazione
a-partitica, super-partes, a-conflittuale) ha permesso a soggettività
anche molto diverse una temporanea convergenza sulla governamentalità
ambientale dominante. Ha pacificato, per esempio, un certo
ambientalismo moderato con l'agenda delle élite neoliberali. Il
soggetto neoliberale, il "cittadino-consumatore"
individualizzato, è stato costruito come apolitico, neutro,
universale. Questa è stata la spoliticizzazione del potere politico
e la neutralizzazione del conflitto sociale. Per noi, dalla nostra
postazione, rappresenta l'agonia della "comunità" e la grigia
sonnolenza della democrazia - e speriamo si tratti solo di questo!
Ma
ecco nascere, recentissime, e, ovviamente proposte "dall'alto",
le "comunità energetiche". Le comunità energetiche rinnovabili
sono nient'altro che un'applicazione della Direttiva UE RED II
(2018/2020), attiva dal febbraio 2020 (conversione del Decreto
Milleproroghe) e riguardano la possibilità per cittadini,
associazioni e imprese di istallare impianti di autoconsumo e
stoccaggio a partire da condomini, gruppi di condomini, verso
comunità territoriali con l'obiettivo dell'energia a km zero e
lo sviluppo di reti intelligenti (smart grid).
Sarà
possibile per noi affrontare l'evoluzione per le comunità
energetiche (potremmo prospettare: dal condominio alla comunità
territoriale!) come componenti attive e integrate di comunità
territoriali di autogoverno di forme innovative di sviluppo locale?
Saremo in grado di farlo? Sarà senz'altro necessario inquadrare
rapidamente lo stato dell'arte delle politiche ufficiali, per
verificarne i possibili apporti rispetto a queste prospettive.
Queste
politiche seguono il principio che il processo di transizione
energetica necessita per compiersi di azioni su fronti diversi, che
combinino aumento di produzione energetica da fonti rinnovabili,
abbattimento delle emissioni di gas serra e riduzione della domanda
di energia. Per dar concretezza agli accordi di Parigi, è opinione
ormai diffusa che il passaggio alle fonti rinnovabili renda
necessario declinare gli obiettivi nella dimensione locale, agendo
sui contesti territoriali con soluzioni appropriate localmente
definite sulla base delle specificità dei luoghi e come strumenti
tesi alla formulazione di strategie per la decarbonizzazione del
sistema energetico con azioni multisettoriali che riguardano i
sistemi insediativi, produttivi, dei trasporti, definendo obiettivi
ai quali gli Stati membri devono adeguarsi.
Il
coinvolgimento degli abitanti/produttori nell'individuazione e
nell'uso appropriato delle risorse energetiche patrimoniali nella
costruzione dei mix energetici locali, con tecniche partecipative
atte a favorire la crescita di coscienza di luogo, nel legare
l'autoproduzione energetica a sempre più ampi settori della
mobilitazione territoriale, sono le caratteristiche che potrebbero
marcare la nostra visione delle comunità energetiche, rafforzando il
concetto che "non c'è green economy senza green society" (per
usare una felice espressione di Aldo Bonomi).
In
questa chiave la costruzione della comunità energetica può divenire
parte
attiva, assumendo
su di sé il ruolo di artefice delle nuove forme di democrazia
comunitaria per
l'autogoverno delle comunità locali. Una diversa dimensione della
soggettività: una comunità di abitanti in cui i cittadini non sono
semplicemente "utenti" o "produttori" che traggono vantaggi
economici dall'adesione alla comunità, ma assumono un ruolo attivo
da protagonisti nella definizione e gestione del processo di
transizione del loro territorio verso un orizzonte di
autosostenibilità.
Mario
Loi