Andando sul sito 23andme.com
è possibile, per soli 99 dollari,
acquistare un test del DNA. Il
funzionamento è semplice: si ordina il
test, che consiste in un piccolo kit che
ti arriva a casa, si sputa dentro una
provetta e poi si rispedisce il tutto
indietro. Entro tre settimane viene
recapitato il profilo genetico via mail
dal quale si può sapere se si ha predisposizione per alcune malattie, per
esempio mutazioni genetiche che
sono collegate alla formazione di
tumori, oppure se si è geneticamente
portati ad essere dipendenti dalla
nicotina o da altre sostanze stupefacenti.
Il test genetico viene confrontato con
gli altri test genetici raccolti ed è possibile così sapere se ci sono dei
parenti sparsi per il mondo.
Quest'ultima pratica è molto comune
in paesi come Stati Uniti, Canada,
Australia o Nuova Zelanda, interessati nel recente passato dalle grandi
migrazioni, dove la costruzione degli
alberi genealogici è uno degli hobby
più diffusi.
La società 23andme nasce nel 2006 e
ha sede a Mountain View, dove si
trova la sede di Google. La fondatrice,
Anne Wojcicki, è stata, dal 2007 fino al
2012, la moglie del cofondatore di
Google Sergey Brin. La sorella di
Anne Wojcicki è l'attuale CEO di
YouTube, società controllata da
Google. Nel 2007 Google investe
nella società 3.9 milioni di dollari.
Insomma, il rapporto tra Google e
23andme è molto stretto. Al quinto
articolo di questa rubrica dovremmo
aver capito l'interesse di Google per
qualsiasi fonte di dati di larga scala;
non devono quindi sorprenderci questi
legami. Utilizzando lo schema interpretativo del capitalismo della sorveglianza di Shoshana Zuboff che
abbiamo raccontato nel primo articolo
di questa rubrica, la domanda è: che
tipo di informazioni è possibile estrarre da un archivio di dati genetici e
quali profitti è possibile ottenere?
Nel 2012 23andme ha cominciato a
offrire ai suoi clienti un'Api, un software che consente ad applicazioni esterne di interagire con i dati dell'utente. E'
quindi possibile condividere le proprie
informazioni con una community di
appassionati e rendere disponibile il
proprio codice genetico alla visione altrui.
La Genentech, una grossa società
americana controllata dal colosso farmaceutico Roche, che sviluppa farmaci basati sulle biotecnologie, ha sborsato ben 60 milioni di dollari per acquistare i dati relativi al DNA degli utenti di
23andme. Una fondazione per la ricerca sul parkinson ha fatto altrettanto.
Le tecniche di manipolazione del DNA
consentono già oggi, con un potenziale
straordinario di sviluppo per il futuro
prossimo, di curare malattie genetiche.
Le aziende farmaceutiche sono quindi
alla ricerca non solo di dati per la ricerca scientifica, ma anche di potenziali
clienti per i loro farmaci, che possono
essere individuati attraverso il database
di codici genetici.
Insomma, si pagano 99 dollari per
conoscere il proprio codice genetico,
convinti di ottenere un servizio, ma in
realtà si regala una miniera d'oro in termini di dati per le aziende farmaceutiche.
Inoltre, è grande l'interesse per le compagnie di assicurazione sanitaria, che,
conoscendo il patrimonio genetico dei
propri clienti, possono prevedere quali
tra questi hanno maggiore probabilità di
ammalarsi o morire.
La stessa Google prende sul serio l'ingresso in prima persona nel settore farmaceutico: perché vendere le proprie
informazioni alle aziende farmaceutiche quando è possibile sviluppare un
proprio servizio a carattere sanitario?
Il 7% delle ricerche su Google (70000
al minuto!) sono relative alla salute; nel
2019 Google ha acquistato FitBit, una
società che sviluppa i tracciatori di attività che tramite wireless e dispositivi
indossabili come gli Smartwatch di
Google, misurano i dati quali il numero
di passi, qualità del sonno, gradini saliti, e altre metriche personali.
Un'immensa mole di dati relativi al
nostro stato psicofisico che ha indotto
DeepMind, il centro di ricerca dedicato
all'Intelligenza Artificiale di Google, a
creare una sezione specifica sulla salute e a ridare vigore al programma
"Google Health" nato nel 2006 per
"connettere" medici, ospedali, pazienti,
farmacie.
Fatto è che la Alphabet, l'azienda
madre di Google, ha già sviluppato più
di 150 brevetti nelle scienze mediche e
innumerevoli collaborazioni con aziende farmaceutiche. Alphabet GV
1 3
(Google Ventures) sta investendo
pesantemente in salute, spaziando
dalla genetica alla telemedicina. Oltre
a 23andme, sottolineiamo gli investimenti per Oscar Health, l'impresa con
sede a New York che ha rivoluzionato
il mondo delle assicurazioni sanitarie
negli USA, Doctor on Demand, un'azienda di telemedicina che aiuta le
persone a parlare con i medici da
remoto, Flatiron Health, una società
che costruisce piattaforme dati dedicata all'oncologia, o Impossible Foods
che produce carni e formaggi a base
vegetale.
Il sistema tentacolare di Google parte
dalla rete, dai dati che noi lasciamo
con le nostre ricerche, con le nostre
relazioni personali, con i film che guardiamo e la musica che ascoltiamo,
con le nostre passeggiate, il nostro
battito cardiaco o il nostro codice
genetico, per occuparsi di tutti i settori
della nostra vita, nessuno escluso.
Quello della salute, come quello dell'istruzione, è un aspetto tremendamente preoccupante, soprattutto per quelle società che, nel corso degli ultimi
sessant'anni, sono riuscite ad affermarne il valore universale attraverso il
riconoscimento di diritti e a sviluppare
un sistema pubblico per la loro tutela.
C'è una crescente e profonda asimmetria di conoscenza nel settore delle
scienze mediche tra chi detiene i dati
e la tradizionale ricerca scientifica o i
sistemi di welfare pubblici. Questa
asimmetria di conoscenza è un'asimmetria di potere. Si profila un futuro in
cui se vorremo essere curati dovremo
fare i conti con chi detiene questo
potere.
L'urgenza di affrontare questo tema
pare evidente.
Matteo Sestu
Fonti:
https://www.rivistastudio.com/23andm
e-vendita-dna/
https://www.onhealth.it/health-andtechnology/la-salute-secondo-google
https://www.theguardian.com/technology/2019/nov/05/fitbit-google-acquisition-health-data
https://zerozerouno.news/articoli/google-vuole-il-monopolio-della-nostrasalute/#more-1251