"BERLINGUER, un'Omine, una Vida" è
un lavoro artistico e culturale dei
Tenores di Neoneli.
Parte dal libro di Tonino Cau, con quel
titolo, che consta di 1.000 ottave in
sardo logudorese, 8.000 versi in cui si
raccontano vita e opere del politico sassarese tanto stimato e rimpianto ancora oggi. Il libro nasce come terzo step di
un progetto complessivo che ha visto
negli ultimi anni analogo esito
con Antonio Gramsci prima e poi
con Emilio Lussu. Tre grandi
sardi e italiani del Novecento.
Dopo i rispettivi libri, che a parte
il cognome hanno lo stesso titolo, per i primi due sono nati gli
omonimi cd e spettacoli. I medesimi sono già stati presentati con
invariabile successo e ammirazione in una ventina di nazioni di
tutti i continenti (Marocco, India,
Australia, Cina, USA, Tunisia,
Portogallo, Spagna, Svizzera, Bulgaria,
Norvegia, Romania, Irlanda, Svezia,
Slovenia, Croazia, Messico, Grecia,
Francia, Scozia).
La sfida era ed è quella di usare il canto
popolare non già come mero ripetitore
di nenie pur suggestive e uniche ma
senza ambizioni in termini di argomenti trattati. Presentare opere (libro, cd,
spettacolo) monotematiche aveva i
suoi rischi. Temevamo di annoiare
gente e pubblico.
Quello che è successo è esattamente il
contrario. Incoraggiante e gratificante:
la dimostrazione che le tradizioni popolari hanno una enorme potenzialità
espressiva.
La stessa cosa avverrà per Berlinguer.
I tenores di Neoneli sono già nella fase
di registrazione dell'omonimo cd, e
ugualmente ha già esordito lo spettacolo: Carbonia, Milano, Torino (Salone del
Libro), Sassari (proprio il 25 maggio,
giorno della sua nascita, cento anni fa).
Seguiranno Padova, Vicenza, Roma,
Bologna, Genova...
Lo spettacolo consta di una dozzina di
brani estrapolati del libro, con metrica
adattata ai vari ritmi canori e musicali.
Si affrontano vicende personali (la famiglia, l'infanzia, la malattia della madre e frequentazioni e gli studi giovanili...),
la politica e il trasferimento a Roma, le
tappe che lo portano fino alla segreteria del più grande partito comunista dell'occidente, le tematiche come la "terza
via" e lo strappo con Mosca, il partito
nuovo, la questione morale, il compromesso storico, le passioni, e infine la
morte a Padova.
Nelle prime esperienze di spettacolo
emerge con forza l'interesse e l'impatto
emotivo che la figura di Enrico
Berlinguer evoca sorprendentemente
ancora oggi, il consenso che l'etica e la
moralità del politico sassarese destano
pur in un tempo dove la politica ha altri
schemi, è più ondivaga. Oggi si cambia
partito senza il minimo dissidio interiore, e tanti partiti sono presuntuosi orticelli personali, l'appartenenza è personalismo, e l'arrivismo è la leva dell'impegno.
Proprio perché Enrico Berlinguer era
esattamente il contrario di tutto ciò,
ossia ad una degenerazione che ha
provocato anche l'allontanamento della
politica di masse di milioni di persone,
la sua figura esercita sempre impeti di
grande affetto, rispetto, rimpianto. I
suoi funerali dicono molto su come il
popolo, non solo il "suo" popolo, lo sentisse suo fino in fondo, con la sua
umiltà, la sua coerenza, il suo disinteresse personale. Se anche gli avversari gli resero omaggio riconoscendone le
doti umane prima che politiche, è perché ha lasciato una indelebile traccia
del suo passare, del suo agire, del suo
condurre il popolo comunista
fino a conseguire, unica
volta, il primato nelle elezioni
europee del 1984, anno della
sua morte.
I tenores di Neoneli cantano
tutto ciò, con vari moduli
canori e musicali (seria,
passu torrau, mutos, ballu
tundu, ballu tzopu, gocios,
ballu 'e tres, pastorella, ballu
cantau...). Lo spettacolo
potrebbe essere definito un concerto
conferenza, in qualche modo, come
una lezione cantata. Potenza delle tradizioni popolari che, come diceva
Gramsci, sono magmatiche, si muovono, sanno raccontare vicende, persone, storie, vittorie e sconfitte, speranze
della gente. (Tonino Cau
27.05.2022)