La lungimiranza dei suoi pensieri colpisce ancora oggi
Il centenario della nascita di Enrico
Berlinguer ha significato per molti
osservatori studiarlo e reintepretarlo
in un'epoca in cui tutto accade molto
velocemente. Emergenze e trasformazioni. L'attualità del suo pensiero continua a rimanere, anche per chi non lo ha
mai conosciuto, la sua più importante
eredità.
Le sue idee di uguaglianza e di giustizia
sociale, il suo obiettivo di rendere il Pc
italiano autonomo dall'Unione Sovietica,
col fine di declinarlo in chiave democratica, in armonia con la nostra
Costituzione, sono valori che non implicano rigidità di pensiero, ma apertura al
ragionamento e alla discussione.
Quando in Cile, nel 1973, Pinochet
rovescia con un colpo di stato il governo
di Allende, democraticamente eletto nel
1970, Berlinguer capisce che anche
l'Italia era una fragile democrazia che
andava tutelata.
Cerca quindi una collaborazione tra i
principali partiti di massa: comunista,
cattolico e socialista.
Questa sua visione prende il nome di
Compromesso storico. Aldo Moro e
Berlinguer ne furono i due principali protagonisti.
Rompe apertamente con Mosca, sottolineando l'importanza della democrazia
e del rispetto verso le diverse visioni
ideologiche e culturali.
Disapprova l'intromissione dei sovietici
nelle questioni dei partiti di sinistra degli
altri stati, rimarcando l'indipendenza del
Pc italiano. Questa svolta verrà chiamata Terza via o Eurocomunismo).
Sono gli anni del massimo successo
elettorale del Pc in Italia (1976) e naturalmente sono molti coloro che si
oppongono a questa visione: la corrente andreottiana della Dc; la chiesa; gli
Usa e parte del mondo imprenditoriale.
L'uccisione di Moro nel 1978 segna la
fine del governo di solidarietà nazionale
e del progetto di Berlinguer di portare il
Pc italiano al governo, promuovendo un
cambiamento della società.
Ha quindi fine il temporaneo sostegno
al governo da parte di tutti i partiti politici di opposizione, Pc compreso.
Nel 1981, in un'intervista al direttore de
la Repubblica, Berlinguer accusa la
classe politica italiana di corruzione.
Con oltre 10 anni di anticipo intuisce la
crisi profonda della Prima Repubblica.
Questa sua denuncia prende il nome di
Questione morale.
Questa è certamente l'intervista più
famosa sulla questione morale rilasciata da Enrico Berlinguer. la più citata,
almeno, anche nei dibattiti odierni.
Quella che poi porterà persino alcuni
pezzi importanti del Pci a fargli una vera
e propria guerra all'interno del partito,
con plateali dissensi persino dalle
colonne de l'Unità. Rispetto alle precedenti esternazioni sul tema, Berlinguer
attacca anche il Psi di Craxi, colpevole
di essersi uniformato ai metodi di governo della Democrazia Cristiana. In realtà
questa intervista, pubblicata interamente per la prima volta su enricoberlinguer.it il 10 giugno 2009, non poneva
l'accento solo sulla Questione Morale,
ma su vari aspetti della politica del Pci
(https://www.enricoberlinguer.it/questione-morale-berlinguer/)
Denuncia la degenerazione dei partiti
come macchine di potere e clientela; la
lottizzazione e la spartizione delle
Istituzioni dello Stato «Un credito bancario viene concesso se è utile a questo
fine, se procura vantaggi e rapporti di
clientela; un'autorizzazione amministrativa viene data, un appalto viene aggiudicato, una cattedra viene assegnata,
un'attrezzatura di laboratorio viene
finanziata, se i beneficiari fanno atto di
fedeltà al partito che procura quei vantaggi, anche quando si tratta soltanto di
riconoscimenti dovuti.»;
la politica del do ut des creata ad hoc
dai partiti «Molti italiani, secondo me, si
accorgono benissimo del mercimonio
che si fa dello Stato... Ma gran parte di
loro è sotto ricatto. Hanno ricevuto vantaggi (magari dovuti, ma ottenuti solo
attraverso i canali dei partiti e delle loro
correnti) o sperano di riceverne, o temono di non riceverne più. Vuole una conferma di quanto dico? Confronti il voto
che gli italiani hanno dato in occasione
dei referendum e quello delle normali
elezioni politiche e amministrative. Il
voto ai referendum non comporta favori, non coinvolge rapporti clientelari, non
mette in gioco e non mobilita candidati e
interessi privati o di un gruppo o di parte.
È un voto assolutamente libero da questo genere di condizionamenti. Nelle
elezioni politiche e amministrative il
quadro cambia...Sono macchine di
potere che si muovono soltanto quando
è in gioco il potere: seggi in comune,
seggi in parlamento, governo centrale e
governi locali, ministeri, sotto-segretariati, assessorati, banche, enti. se no, non si muovono. Quand'anche lo volessero, così come i partiti sono diventati
oggi, non ne avrebbero più la capacità.»;
evidenzia la visione etica del PC berlingueriano Berlinguer «Noi vogliamo che
i partiti cessino di occupare lo Stato.
Scalfari «Lei vuol dirmi che l'occasione
fa l'uomo ladro?
Berlinguer «Ma c'è un fatto sul quale
l'invito a riflettere: a noi hanno fatto
ponti d'oro, la Dc e gli altri partiti, perché abbandonassimo questa posizione d'intransigenza e di coerenza
morale e politica. Ai tempi della maggioranza di solidarietà nazionale ci
hanno scongiurato in tutti i modi di
fornire i nostri uomini per banche,
enti, poltrone di sottogoverno, per
partecipare anche noi al banchetto.
Abbiamo sempre risposto di no. Se
l'occasione fa l'uomo ladro, debbo
dirle che le nostre occasioni le
abbiamo avute anche noi, ma ladri
non siamo diventati. E ad un certo
punto ce ne siamo andati sbattendo
la porta, quando abbiamo capito che
rimanere, anche senza compromissioni nostre, poteva significare tener
bordone alle malefatte altrui, e concorrere anche noi a far danno al
Paese.»;
la lotta per l'uguaglianza sociale
Scalfari «Veniamo alla seconda
diversità.
Berlinguer «Noi pensiamo che il privilegio vada combattuto e distrutto ovunque si annidi, che i poveri e gli emarginati, gli svantaggiati, vadano difesi, e gli
vada data voce e possibilità concreta di
contare nelle decisioni e di cambiare le
proprie condizioni, che certi bisogni
sociali e umani oggi ignorati vadano
soddisfatti con priorità rispetto ad altri,
che la professionalità e il merito vadano
premiati, che la partecipazione di ogni
cittadino e di ogni cittadina alla cosa
pubblica debba essere assicurata.»;
la critica al neo-liberismo «E passiamo
al terzo punto di diversità. Noi pensiamo che il tipo di sviluppo economico e
sociale capitalistico sia causa di gravi
distorsioni, di immensi costi e disparità
sociali, di enormi sprechi di ricchezza.
sta creando masse crescenti di disoccupati, di inoccupati, di emarginati, di
sfruttati. Noi abbiamo messo al centro
della nostra politica non solo gli interessi degli strati emarginati della società, a
cominciare dalle donne, dai giovani,
dagli anziani. Per risolvere tali problemi
non bastano più il riformismo e l'assistenzialismo: ci vuole un profondo rinnovamento di indirizzi e di assetto del
sistema. Questa è la linea oggettiva di
tendenza e questa è la nostra politica, il
nostro impegno...La strategia dell'eurocomunismo (o terza via, come la chiamano anche i socialisti francesi), che è
il terreno sul quale può aversi un avvicinamento e una collaborazione...»;
e al sistema dei partiti in Italia «La mancanza di un ricambio di classe dirigente,
capace di avviare un rinnovamento
reale e profondo... Ma sta di fatto che
noi, anche per nostri errori di verticismo,
di burocratismo e di opportunismo,
vedemmo indebolirsi il nostro rapporto
con le masse...
L'alternativa democratica è per noi uno
strumento che può servire anche a rinnovare i partiti, compresa la DC... Il
principale malanno delle società occidentali è la disoccupazione. il consumismo individuale esasperato produce
non solo dissipazione di ricchezza e
storture produttive, ma anche insoddisfazione, smarrimento, infelicità e che,
comunque, la situazione economica dei
paesi industrializzati -di fronte all'aggravamento del divario, al loro interno, tra
zone sviluppate e zone arretrate, e di
fronte al risveglio e all'avanzata dei
popoli dei paesi ex-coloniali e della loro
indipendenza- non consentiva più di
assicurare uno sviluppo economico e
sociale conservando la "civiltà dei consumi", con tutti i guasti, anche morali,
che sono intrinseci ad essa. La diffusione della droga, per esempio, tra i giovani è uno dei segni più gravi di tutto ciò
e nessuno se ne dà realmente carico....Ma dicevamo dell'austerità.
Fummo i soli a sottolineare la necessità
di combattere gli sprechi, accrescere il
risparmio, contenere i consumi privati
superflui, rallentare la dinamica perversa della spesa pubblica, formare
nuove risorse e nuove fonti di lavoro.
Dicemmo che anche i lavoratori
avrebbero dovuto contribuire per la
loro parte a questo sforzo di raddrizzamento dell'economia, ma che l'insieme dei sacrifici doveva essere fatto
applicando un principio di rigorosa
equità...».
Nel giugno 1984 a Padova, mentre
concludeva la campagna elettorale
per le europee, viene colpito da un
ictus e muore pochi giorni dopo.
Il suo funerale, a Roma in Piazza San
Giovanni, fu un evento di massa a cui
parteciparono un milione e mezzo di
persone, tra cui tanti leader internazionali (da Arafat a Gorbaciov), alleati
e avversari italiani (dal presidente partigiano Pertini al segretario dell'Msi
Almirante, suo storico avversario).
Intellettuale stimato e rispettato da
tutti, le immagini del suo malore e
dello sgomento che suscitò sono tuttora impresse nella memoria di tanti.
Perché oggi Berlinguer rimane così
attuale?
Perché credeva in una politica e in una
classe dirigente formata e non improvvisata; perché nonostante sostenesse
la Terza via, rimaneva distaccato e critico nei confronti della visione neo-liberista in cui identificava la causa della crescita delle diseguaglianze; per la sua
coerenza; per la sensibilità che mostrava nei confronti di temi tuttora attuali
(condizione femminile; ambiente; rapporto uomo e tecnologia); perché
ascoltava molto i giovani e le loro istanze; perché credeva nel fare politica
onestamente e nella necessità di
costruire una società più etica.
Berlinguer era vincente perché cercava
di interpretare, con lealtà nei confronti
dei suoi valori di sinistra, la realtà del
momento e le sue sfide.
Marta Torrente 25.05.2022