È doveroso ricordare che l'armata russa
colpisce deliberatamente anche
centri di assistenza ed in tali attacchi sono deceduti operatori umanitari oltre che civili bisognosi di
generi di prima necessità.
Visto che i russi non sono stati in
grado di prendere Kiev e la parte
settentrionale dell'Ucraina, in questo momento stanno concentrando
tutti i loro sforzi negli oblast orientali e meridionali che potrebbero
essere obiettivi più realistici da conquistare. Quando l'armata russa si
è ritirata dai territori precedentemente occupati si è lasciata dietro
circa 300.000 km2 (la metà
dell'Ucraina) totalmente minati; gli
artificieri lavorano incessantemente per sminare il terreno non solo per
metterlo in sicurezza per chi ci vive, ma
anche per riuscire a seminare in tempo
i campi per il prossimo raccolto. È
importante sottolineare che l'Ucraina
esporta materie prime pure in Africa e
Medio Oriente oltre che in Cina ed in
Europa; detta in altre parole l'Ucraina
sfama gran parte del mondo, soprattutto quello povero; con il blocco dei porti
perpetrato dai russi e la scarsità di prodotti il prezzo del pane è già schizzato
alle stelle. Non per aggiungere un'altra
catastrofe a questo periodo molto oscuro della storia, tuttavia non ci si deve
dimenticare che all'inizio le famose primavere arabe erano scoppiate proprio
perché la povera gente non aveva più il
danaro per comperarsi il pane; se la
guerra si protrarrà per un lungo periodo
come si prospetta, allora le rivolte non
tarderanno a scoppiare, poiché ora per
molti è diventato impossibile riuscire a
comprare prodotti di vitale importanza.
Dunque è basilare sostenere l'agricoltura e la pastorizia, innanzitutto perché le
comunità rurali ed isolate sono le più
colpite dall'insicurezza alimentare ma
se producono cibo possono sfamarsi in modo autonomo; inoltre se si sminano
quei campi sterminati si riesce a coltivare anche per l'export. La FAO prevede
di sostenere gli agricoltori per allestire i
loro campi e curare il proprio bestiame
ai fini della produzione di cibo. Per
l'Agenzia ONU è estremamente urgente dare direttamente un sostegno cash
alle famiglie più vulnerabili, comprese
quelle guidate da donne, anziani e disabili per far fronte alle spese pro capite
che ogni nucleo familiare ha ogni mese. Però non basta solo produrre cibo ma
anche riuscire a spedirlo, a questo proposito funzionari dell'OIL e dell'OMI
hanno inviato una lettera aperta congiunta indirizzata al Alto Commissariato
delle Nazioni Unite, al Comitato
Internazionale della Croce Rossa ed a
Medici Senza Frontiere denunciando le
condizioni di oltre 1.000 marinai "imprigionati" nei porti, nelle acque ucraine o
acque del Mar Nero. Tali marittimi di
diverse nazionalità che lavorano su 100
navi mercantili sono continuamente
esposti a bombardamenti (perché la
Russia ha deciso di colpire le forniture
di cibo e materie prime), a bordo hanno
finito cibo, acqua dolce, altre forniture
vitali e carburante dunque sono a
rischio la loro salute e il loro benessere;
quindi servono azioni urgenti che portino ai marinai delle navi colpite beni
essenziali poiché la situazione ogni
giorno si complica sempre più.
Nella guerra in Ucraina i russi non solo
colpiscono le catene di approvvigionamento alimentare ed energetico ma
anche strutture sanitarie civili e come
riferito dall'OMS dal 24 febbraio sono
stati distrutti centinaia di ospedali; sto è un grande problema per i 250.000
ucraini con l'HIV in quanto a detta
dell'UNAIDS più di 40 centri che offrivano servizi di prevenzione e cura non
lavorano a pieno regime o non sono più
attivi e specialmente nelle zone occupate non si trovano farmaci antiretrovirali che sono medicinali salvavita.
Questi fatti concatenati potrebbero
creare le condizioni ideali per un'ondata
di morti e costituire un rischio di una
recrudescenza della pandemia di AIDS.
Il Ministero della Salute ucraino e
100% Life (organizzazione ucraina
che si occupa di HIV) hanno consegnato oltre 18 milioni di antiretrovirali che sono stati acquistati dal
Piano di emergenza del
Presidente degli Stati Uniti per la
mitigazione dell'AIDS. Se questo
quantitativo raggiungesse le persone affette da HIV che vivono sulla
linea del fronte sarebbe sufficiente
per coprire sei mesi di trattamenti
clinici. Inoltre il Fondo globale per
la lotta contro l'AIDS, la tubercolosi
e la malaria garantisce finanziamenti per dare continuità ai servizi
per l'HIV e le altre malattie; anche
la società civile ha fatto enormi
sforzi per far arrivare e distribuire forniture mediche a queste persone, ma
dietro alla buona volontà ci dev'essere
un sistema logistico istituzionalizzato e
ben pianificato per soddisfare i criteri di
sicurezza per raggiungere luoghi particolarmente pericolosi senza rischiare la
pelle e proseguire il lavoro.
Le criticità non riguardano solo le persone con l'HIV ma anche le persone,
compresi bambini, con gravi disabilità:
la maggior parte rimane intrappolata o
abbandonata nelle loro case, istituzioni
e orfanotrofi, in tanti casi impossibilitata
a ripararsi nei bunker durante i raid e
senza avere accesso a cure mediche
ed assistenziali, al cibo e all'acqua. Alla
luce di ciò il Comitato per i diritti delle
Persone con Disabilità invita a preparare piani di evacuazione o di aiuti umanitari, anche tenendo conto delle esigenze speciali, con misure individuali. I
disabili sfollati interni o quelli che sono
riusciti ad arrivare fino alle frontiere
sono una netta minoranza dei profughi,
infatti dei 2,7 milioni ucraini con disabilità molti non sono stati in grado di fuggire in sicurezza.
Valeria Sirigu